La separazione coniugale comporta spesso la separazione di uno dei genitori (frequentemente il padre) dalla quotidianità con il/i figlio/i, con possibili importanti ripercussioni emotive sulla qualità dei rapporti non solo con i figli ma anche con l’ex-partner. D’altra parte il partner (spesso la madre) presso cui rimangono collocati i figli può soffrire un senso di responsabilità e solitudine altrettanto provanti.
I bambini coinvolti in tali situazioni devono essere posti al centro dell’attenzione e meritano il più forte interesse in quanto persone ancora in formazione e non dotate di risorse psicologiche tali da poter assimilare e gestire la portata del dolore (e la potenza distruttiva) che l’alta conflittualità delle relazioni famigliari porta con sé.
I bambini e gli adolescenti che vivono situazioni famigliari attraversate da tali problematiche hanno bisogno di spazi protetti e liberi dal conflitto familiare per poter analizzare ed esprimere i loro sentimenti e portare avanti un percorso di crescita equilibrato e in grado di fronteggiare in modo resiliente le eventuali ferite riportate lungo la storia familiare. Situazioni particolarmente delicate sono rappresentate dagli affidi/adozioni e dai minori collocati in comunità a seguito di un mandato di allontanamento dalla famiglia d’origine.
Il Centro Naven – Psicologia clinica e psicoterapia di Milano offre uno spazio di consultazione, sostegno psicologico e psicoterapia alle persone che stanno attraversando situazioni che a vario titolo vedono coinvolto un procedimento dell’Autorità Giudiziaria. In particolare ci riferiamo a minori e famiglie con provvedimento del Tribunale per i Minorenni, e ai coniugi che per la separazione abbiano in atto un provvedimento presso il Tribunale Ordinario.
Le udienze in Tribunale e i decreti sono solo un aspetto emergente di un fitto e complesso percorso che tali famiglie intraprendono presso i Servizi territorialmente competenti, più specificamente la presa in carico da parte dei Servizi sociali e/o socio-sanitari (servizi ASL, UONPIA, CPS, ecc.).
Suddetti percorsi presuppongono il più delle volte fasi di sostegno e/o valutazione e richiedono alle persone una importante messa in gioco personale. In tali situazioni, oltre al dolore provocato dalla lacerazione affettiva connessa ad esempio alla separazione coniugale, si può provare anche un penoso senso di fallimento di un progetto di vita. La conflittualità che spesso si associa (o che porta) ai procedimenti giudiziari, a differenza dei percorsi consensuali o mediativi genera un ulteriore disagio psicologico. La persona è in difficoltà sentendosi attaccata da chi è stato oggetto del suo amore. Spesso si innesca un processo interno difensivo e di attacco relazionale. Tali situazioni possono minare profondamente l’autostima.
Image by Freepik